Depeche Mode - Remixes 81-04 (2006)
Negli anni ‘80 i Depeche Mode erano tra i maggiori protagonisti della emergente cultura dei remixes, che considerava la reinterpretazione di brani altrui come una forma d'arte a sè stante. Quale momento miglior quindi, con gli anni '80 di nuovo in voga, per l'uscita di questa collezione di remixes che comprende artisti diversi come Underworld, DJ Shadow e Mike Shinoda dei Linkin' Park ?
Le tessiture elettroniche dei brani del gruppo sono sempre stata un'ottima fonte di ispirazione per campionamenti e loops : dai primi 12-inches che erano semplicemente delle versioni estese degli originali, come ad esempio l'apertura "Split Mix of Never Let Me Down Again", con la sua durata di circa 10 minuti, alle odierne versioni radicalmente rivisitate. Un altro bell'esempio e' "Schizo Mix of Just Can't Get Enough, che amplia questo classico synthpop in una "sinfonia elettronica". Altri, come "Everything Counts" e "Blind Mix of Strangelove" si rivelano monotoni e troppo lunghi e ripetitivi.
Alcuni remixes possono suonare datati alle orecchie attuali, assuefatte alla musica elettronica, ma nonostante questo la maggiorparte dei brani dell'album mantiene un certo fascino.
La scaletta non segue un ordine cronologico, ma la mia preferenza e' sui pezzi piu' recenti, come il corto ma efficace mix di "Home from a pre-Moon Safari" degli Air con Hammond e basso in bella evidenza.
Alcuni artisti hanno sovrapposto i loro arrangiamenti sui brani originali, per rinforzarli e rinnovarli, come nella versione mozzafiato di "Barrel Of A Gun" degli Underworld, con la grancassa tecno e interventi sparsi di post-produzione che rendono la voce di Dave Grahan quasi irriconoscibile dalla rielaborazione elettronica. Molto originale anche la versione acustica e rilassata di "Dream On" del tecno-head Dave Clarke.
Per gli ascoltatori che "just can't get enough", esiste un' edizione limitata con bonus CD contenente rarità e nuovi remixes inediti. I miei favoriti: "Questions of Lust" di Flood, una datata ma intrigante "Walking In My Shoes" di William Orbit e la club-quaking "It's No Good" di Club 69.
Da segnalare anche "Halo" di Goldfrapp, con un notevole arrangiamento orchestrale e le versioni sovraeccitate di "Nothing" e "Enjoy the Silence" di Headcleaner e Mike Shinoda dei Linkin' Park.
Con oltre tre ore e mezzo di materiale e ampia scelta fra i vari generi, questa compilation puo' essere apprezzata anche da chi non è un nostalgico degli anni '80 ed e' l'occasione per riscoprire alcune gemme di questo gruppo, spesso considerato a torto solo un gruppo per discotecari un po' dark.
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